Dalla confisca al riscatto: il Forum cittadino di Roma rilancia il futuro dei beni sottratti alle mafie 

Dalla confisca al riscatto: il Forum cittadino di Roma rilancia il futuro dei beni sottratti alle mafie 

Un anno dopo la sua prima edizione, il Forum cittadino sui beni confiscati alla criminalità organizzata, promosso dall’assessorato al Patrimonio e alle politiche abitative, torna con un’assemblea plenaria che segna un nuovo punto di partenza per Roma. Al rendez vous di confronto e programmazione, di venerdì 4 aprile 2025 nella Sala Protomoteca del Campidoglio, c’erano tantissime associazioni impegnate nella lotta alla mafia. Tra esperienze locali, dati aggiornati e proposte normative, al centro del dibattito non solo la restituzione dei beni confiscati alla collettività, ma anche una visione condivisa su come trasformarli in motori concreti di giustizia sociale. Una su tutte quella dell’associazione antimafia #Noi: Consegnate i locali con abusi sanabili al Terzo settore: progetti sociali in cambio di abbattimenti a carico delle Odv”. 

Tra i presenti c’erano: l’assessore a Patrimonio e Politiche Abitative di Roma Capitale Tobia Zevi, il consigliere del sindaco per la legalità Francesco Greco,  la direttrice dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, Maria Rosaria Laganà, il Capo dell’Area Sicurezza e Legalità di Anci Antonio Ragonesi, la presidente del Municipio II Francesca Del Bello, l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute Barbara Funari, Denise Lancia  assessora Politiche sociali e Pari opportunità – Municipio X ed esponenti dell’associazionismo tra i quali l’associazione #Noi-Antimafia. Una partecipazione ampia che ha restituito con forza l’urgenza di trasformare la gestione dei beni confiscati da processo tecnico-amministrativo a percorso partecipato e collettivo. 

I numeri della Capitale 

Secondo i dati emersi durante l’assemblea, a Roma risultano oltre 200 beni destinati e più di 1000 beni in gestione, tra appartamenti, locali commerciali, box auto, strutture ricettive. Un patrimonio imponente che porta con sé una sfida altrettanto grande: quella della gestione strutturale, della rigenerazione urbana e dell’integrazione sociale. Il Forum ha evidenziato i recenti passi avanti dell’amministrazione capitolina, come la delibera n.49/2025 che evidenzia l’interesse del Comune per l’acquisizione di nuovi beni. Ne sono esempio la Palestra della Legalità di Ostia gestita dall’Asilo Savoia, la Casa della Solidarietà in via degli Equi a San Lorenzo, la messa a bando di due stabilimenti balneari come il Village e l’Hakuna Matata sul mare di Roma. 

La questione strutturale 

Resta centrale il nodo delle condizioni fisiche e giuridiche dei beni. Come ha dichiarato la prefetta Maria Rosaria Laganà: ‹‹Liberare i beni dalle criticità non è una cosa facile e soprattutto non si può farlo da soli››.  Molti immobili richiedono risanamenti onerosi o, in alcuni casi, la demolizione per ragioni di sicurezza o per riaffermare la presenza dello Stato. Eppure, l’abbattimento non è l’unica via: la possibilità di sanare alcuni immobili, nonostante i costi, rappresenta un’opzione da considerare con attenzione, evitando approcci generalisti. A questo proposito, Laganà ha sottolineato l’importanza di una decisione condivisa e tecnicamente fondata, anche con il supporto di professionisti e urbanisti. Fondamentale anche la gestione delle aspettative nei casi in cui le associazioni si propongano prima della confisca definitiva. La mancanza di una regia tecnica nazionale e di protocolli chiari complica ulteriormente l’iter. 

La proposta di #Noi Antimafia 

Per fare un passo avanti rispetto all’annoso problema degli abusi edilizi che non consentono a molti beni di essere messi a bando, importante e di spessore l’intervento di Lorenzo Coluzzi, presidente della sezione giovani dell’Associazione #Noi, ha presentato un’innovativa proposta: ‹‹Una forma di affidamento temporaneo della durata di tre anni, durante la quale l’associazione si fa carico non solo della messa in sicurezza e del risanamento degli abusi edilizi, ma anche della valorizzazione sociale e funzionale dello spazio. Al termine del triennio, il bene sarà regolarmente messo a bando, aperto a tutti, ma nel frattempo sarà restituito alla collettività in condizioni pienamente fruibili››. Una proposta concreta che punta a ridurre i tempi morti della burocrazia, rafforzare la fiducia tra pubblico e terzo settore, e dare una risposta diretta a territori dove i beni confiscati rischiano di diventare simboli di immobilismo più che di riscatto. 

Management Antimafia 

Ma l’azione dell’Associazione #Noi non si ferma qui. Durante l’assemblea è stato illustrato il progetto “Management Antimafia”, nato in collaborazione con la Uil, vincitore di un bando pubblico per la gestione di un bene nella pineta di Castel Fusano, all’incrocio tra via Martin Pescatore e via Castel Porziano nel X Municipio di Roma, che è stato abbandonato e poi successivamente chiuso per mala gestione. Si tratta di un progetto formativo innovativo: 96 ore di formazione teorica e pratica, pensate per creare nuove figure professionali capaci di gestire, riqualificare e valorizzare i beni confiscati. Un sapere specialistico oggi ancora poco diffuso, ma indispensabile per dare piena efficacia al processo di riconversione dei beni sottratti alle mafie. Il percorso, strutturato in moduli multidisciplinari, offrirà agli studenti anche la possibilità di inserimento operativo all’interno di strutture confiscate, in sinergia con gli amministratori giudiziari attivi presso la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma. Un’esperienza sul campo che vuole coniugare formazione, legalità e lavoro, rafforzando una rete di competenze antimafia permanenti sul territorio. In un contesto dove la gestione dei beni confiscati è spesso affidata all’emergenza, l’approccio presentato da #Noi rappresenta una risposta strutturale, visionaria e replicabile. Un investimento sulle persone, prima ancora che sugli immobili, capace di trasformare ogni bene sequestrato in un presidio attivo di cultura democratica e giustizia sociale. 

Il portale Atlante e la trasparenza, Zevi parla con #Noi Antimafia 

Un elemento innovativo che sta cambiando l’approccio alla gestione dei beni è il portale Atlante, uno strumento digitale realizzato per rendere tracciabile e trasparente la mappatura dei beni confiscati. Andrea Tobia Zevi, assessore al Patrimonio di Roma Capitale, rispondendo alle domande di #Noi Antimafia ha spiegato: ‹‹Su Atlante ci sono tutti i beni del patrimonio capitolino. Ovviamente si tratta di 100.000 beni, quindi non è un caricamento che si fa in un giorno. L’obiettivo è fornire ai cittadini tutte le informazioni utili: dati catastali, inventariali, ma anche chi ci abita e a che titolo, rispettando la privacy››. Una svolta importante, che punta a superare opacità e frammentazioni. ‹‹Abbiamo fatto un gran lavoro sulle procedure – continua Zevi – ora dobbiamo lavorare sulla consapevolezza, anche all’interno dell’amministrazione, per comprendere quanto questo settore sia strategico››. Nel corso dell’assemblea è emersa anche la richiesta, avanzata da più voci, di strutturare un accompagnamento politico e tecnico ai soggetti affidatari. Lo stesso Zevi ha ricordato parlando con #Noi Associazione Antimafia che esiste un ufficio beni confiscati all’interno del Dipartimento Patrimonio, ma ha ribadito quanto sia fondamentale la collaborazione trasversale tra uffici e dipartimenti per evitare che i beni assegnati diventino “terre di nessuno” dal punto di vista amministrativo. 

Beni in uscita, beni in attesa: il nodo della programmazione 

Uno dei temi centrali emersi nell’assemblea è stato quello della programmazione in entrata e in uscita. Se da un lato la gestione dei beni già confiscati sta migliorando, resta ancora debole il lavoro a monte, quello cioè sul censimento, la tracciabilità e la progettazione anticipata dei beni sequestrati. Antonio Ragonesi (Anci), ha parlato di un vero e proprio “salto di qualità ancora da compiere” a livello nazionale, sottolineando come il sistema funzioni meglio ‹‹quando i beni arrivano già con un progetto alle spalle, costruito in rete con i territori››. Ha anche evidenziato la necessità di una guida pratica soprattutto per i 228 comuni, capofila delle aree sociali, spesso chiamati a gestire beni anche per territori limitrofi senza risorse adeguate. ‹‹Non si può pensare che un comune da 4.000 abitanti possa reggere da solo l’assegnazione di un ex albergo confiscato alla criminalità››, ha sottolineato Ragonesi. ‹‹Serve una governance multilivello, basata sui principi della sussidiarietà e dell’adeguatezza, come previsto dal Codice Antimafia››. Nel corso dell’intervento, è emersa una fotografia nitida: 1110 beni confiscati in Italia settentrionale (tra Milano, Torino, Emilia-Romagna) e 68 capoluoghi di provincia coinvolti, con una gestione sempre più decentrata.  

Prossime sfide 

Durante la plenaria, si è parlato anche delle prossime tappe: l’aggiornamento del portale Atlante, l’avvio di nuovi bandi per le concessioni balneari, il rafforzamento dei protocolli con le Regioni, e l’estensione del modello “housing first”, modello di intervento che consiste nell’inserimento di persone senza dimora in alloggi indipendenti, per affrontare le emergenze abitative. Su quest’ultimo punto si è evidenziato come sia fondamentale creare un lavoro di mediazione sociale e culturale per ridurre al minimo opposizioni da chi abita vicino ai beni. Il coinvolgimento del mondo accademico e degli enti locali sarà cruciale per dare solidità a queste progettualità. Tra le richieste avanzate: criteri più flessibili per i beni destinabili, semplificazione normativa per la sanabilità edilizia e maggiore attenzione ai beni non residenziali – come spazi sportivi e commerciali – che possono diventare presidi civici e culturali. Un altro tema aperto è quello delle case per studenti non accompagnati, per cui si cercano soluzioni a partire da immobili già disponibili. 

Tobia Zevi