Con la sua luce e il suo calore il fuoco crea la vita, ma conserva in sé la possibilità di distruggere tutto. Ed è proprio quello che è successo poco dopo la mezzanotte del 20 febbraio 2025, quando le fiamme hanno avvolto il Village sul lungomare di Ostia. Alle 21 del 20 giugno 2025 il lido è stato completamente distrutto, dopo essere stato occupato da senzatetto. Lo stabilimento balneare era di proprietà del clan mafioso dei Fasciani, ma nel 2013, grazie a una inchiesta della magistratura, l’organizzazione malavitosa è stata messa al tappeto con arresti e il lido è stato sequestrato.
Sequestro e incendi
Nel 2018, il Village è stato sequestrato dopo una sentenza di condanna del tribunale di Roma ed è stato dato in gestione prima al tribunale di Roma, sezione beni sequestrati e poi all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), ente che fa capo al ministero dell’Interno. Avrebbe dovuto essere un simbolo di legalità, ma è diventato emblema dell’abbandono, del vandalismo e del degrado. Ad oggi lo stabilimento è abbandonato all’incuria ed è diventato rifugio per senzatetto. Dal Dipartimento dei vigili del fuoco, hanno fatto sapere che la squadra del comando di Roma intervenuta sul rogo di febbraio «ha estinto le fiamme che stavano interessando alcune cabine in legno, installate sull’arenile dello stabilimento». Ne hanno colpite «sedici su diciotto: alcune sono andate del tutto distrutte, altre solo in modo parziale». Tuttavia, hanno sottolineato che «la struttura principale dell’attività non è stata coinvolta nell’evento e non si segnalano danni alle persone. Le origini non sono state al momento accertate». Anche se, a guardarla da fuori è un mosaico di vetri rotti, crepe, intonaco scrostato, sporco. La procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per stabilire se si sia trattato di un incendio doloso e di chi sia la mano.
L’Odissea del litorale romano
Il Village non è l’unico lido di Ostia a essere stato vandalizzato. Nella notte del 26 marzo 2025 sono stati cinque gli stabilimenti andati a fuoco: il Plinius, il Salus, il Delfino, gli Elmi, dove sono state bruciate le cabine, e Bagni di Vittoria dove ad avere la peggio sono stati due cigni. Dietro gli incendi è sembrata da subito nascondersi la mano di un’unica regia. Il 24 marzo, infatti, si erano verificati due incendi, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, negli stabilimenti Le Dune di Renato Papagni, ex presidente di Federbalneari accusato tempo fa di abusi edilizi ma mai condannato, e il Belsito di Edoardo Moscara, presidente provinciale di Roma di Sib Confcommercio. I roghi hanno colpito le cabine di Le Dune con danni alla struttura e poco dopo le fiamme sono arrivate anche nello stabilimento di Moscara. Le telecamere di sorveglianza sono però riuscite a dare un volto al piromane che ha incendiato i cinque stabilimenti. Così è stato fermato un ragazzo di 24 anni, Alessandro Marchili. Indagato per incendio doloso, dopo una notte passata nel commissariato di Ostia, ha confessato davanti al pubblico ministero Stefano Opilio di averlo fatto «per rabbia. Sento voci nella testa, credo mi abbiano installato un chip militare. Sono stato io a incendiare tutto, perché sono pieno di rabbia. Non ce la faccio più». Si sospetta però che il giovane non abbia agito da solo, anche se la prima cosa che ha detto, suonata come una excusatio non petita, è stato: «nessuno mi ha aiutato». Le tempistiche non sembrerebbero casuali: i roghi sono avvenuti il giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la sospensione del tribunale amministrativo regionale del Lazio sul bando che avrebbe messo a gara trentuno concessioni per la gestione delle spiagge dopo il ricorso degli attuali gestori.
La gestione Senior
Nel 2019 Francesca Sebastiani e Angelo Oliva, gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Roma, hanno affidato la gestione dello stabilimento Village alla Senior Italia service di Roberto Messina, oggi responsabile per conto della Lega del settore della terza età. Lo Stato aveva accolto il progetto sociale che il lido diventasse un luogo per bagnanti anziani, ma la storia è andata in maniera diversa: i nuovi gestori pensavano, come si legge nelle intercettazioni, «a cene, spettacolo e disco. Dopo che abbiamo preso le licenze facciamo quello che vogliamo». In questo modo, gestivano un giro di riciclaggio che arrivava a oltre cinque milioni di euro. Dall’inchiesta che ne è seguita, la guardia di finanza di Ostia, coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Pesci, ha eseguito nove ordinanze di misure cautelare per associazione finalizzata alla commissione di reati tributari, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio.
La coadiutrice nominata dall’Anbsc
I soci si rimpallano le responsabilità e si denunciano tra di loro per un buco di 209 mila euro. In tutto sono state trentaquattro le persone indagate, tra le quali figura anche la commercialista e coadiutrice per conto della Anbsc Giovanna Palermo Di Meo: l’accusa nei suoi confronti è quella di truffa aggravata ai danni dello Stato. Incaricata dall’Agenzia per i beni confiscati allo Stato di amministrare lo stabilimento e la società tolta ai Fasciani, la Malibù beach, quando il Village è passato a confisca. Palermo di Meo, dopo essere stata contattata e dopo aver sentito il nome del Village, ha risposto di non poter rilasciare alcuna dichiarazione e ha terminato la chiamata ancor prima di aver saputo quale sarebbe stato l’argomento specifico della conversazione. A riguardo, scrive di lei il giudice per le indagini preliminari «pur pienamente consapevole dei compiti e delle responsabilità, ha permesso con coscienza e volontà, nella gestione del Village, il compimento di qualsiasi atto contrario alle norme di diritto». Parlando di Palermo Di Meo, Maria Rosaria Laganà, da settembre 2024 direttrice dell’Anbsc, ammette che «questa gestione diretta dello stabilimento non ha portato ai risultati voluti e che la società andrà in liquidazione come approvato dal Consiglio direttivo l’anno scorso». E così infatti è stato. A fine marzo 2025 lo Stato ha abbandonato la gestione. Laganà, chiarendo che ci sono delle indagini in corso, non scende nei particolari e specifica subito che conosce «la dottoressa Palemo Di Meo solo di nome».A febbraio 2025 il Comune di Roma ha messo a bando per la prima volta le concessioni demaniali e gli stabilimenti e, tra questi, il Village sia l’Hakuna Matata di Ostia, entrambi sotto amministrazione giudiziaria fino ai primi mesi del 2025. Nel frattempo il Village è stato occupato da senzatetto e la notte del 20 giugno completamente distrutto da un rogo in cui la mafia sicuramente non c’entra nulla ma l’incuria dello Stato sì. Il tentativo di portare la legalità nel litorale romano sembra un’odissea infinita.



Village, assegnato il lido al Consorzio Melograno
Con Determinazione Dirigenziale n. QC/1832/2025, pubblicata il 27 giugno sul sito istituzionale del Comune di Roma, lo stabilimento balneare Village, sul lungomare di Ostia, è stato ufficialmente assegnato al Consorzio Il Melograno, a seguito di un bando pubblico.
La durata della concessione demaniale, ai sensi dell’articolo 5 dell’Avviso, è pari a un’annualità per gli esercizi di ristorazione o a una stagione balneare per le altre tipologie, a partire dal 2025 e compatibilmente con la conclusione delle procedure di gara. L’Amministrazione si riserva la possibilità di prorogare la concessione per un massimo di ulteriori due annualità o stagioni balneari.