Marco Lombardo: “La democrazia è in pericolo. Proteggiamo i social dalle ingerenze straniere” 

Marco Lombardo: “La democrazia è in pericolo. Proteggiamo i social dalle ingerenze straniere” 

“Ho sempre scritto tutti i miei interventi, ma l’unica volta in cui sono diventato famoso è stata quando ho copiato”. Così ha scherzato il senatore Marco Lombardo di Azione durante l’intervista rilasciata a #Noi Antimafia. Stava facendo riferimento a quella volta in cui, il 31 maggio del 2023, lesse in parlamento un discorso generato totalmente dall’intelligenza artificiale (ai).  È un tema centrale quello delle nuove tecnologie, soprattutto perché da anni queste vengono utilizzate per combattere guerre nuove, silenziose e senza morti. Sono le guerre ibride, quelle che mirano a modificare gli algoritmi dei social per indebolire un paese nemico influenzando la sua opinione pubblica. Un problema vero, soprattutto se si legge la prima edizione dell’”Osservatorio Agcom sul sistema dell’informazione”, pubblicato nel marzo 2025, in cui si rivela che un italiano su due usa internet per informarsi. Una tendenza che viene confermata anche per il 2024. Non è diversa la situazione europea, dove la percentuale è del 42% secondo l’eurobarometro, che ha analizzato un campione di ragazzi tra i 16 e i 30 anni.  Proprio Lombardo ha cercato di rispondere a questo problema con la legge “Scudo democratico”, che ha l’obbiettivo di proteggere i cittadini da forze oscure che silenziosamente, ogni giorno, manipolano le idee dei cittadini europei.  

Cosa contiene la proposta di legge “Scudo democratico”? 

La legge punta a contrastare le ingerenze straniere, per tutelare la correttezza dei processi elettorali e ristabilire la fiducia degli elettori verso il voto. Oggi le persone formano le proprie idee non solo attraverso i media tradizionali, ma soprattutto tramite i social network. C’è però un problema: ci sono dei segnali molto preoccupanti di una guerra ibrida, che prevede anche l’alterazione degli algoritmi dei social e l’uso occulto dell’intelligenza artificiale. Queste dinamiche possono influenzare molto le opinioni dei cittadini.  

Ha forse pensato alle ingerenze che hanno condizionato il voto in Romania? 

È stato senza dubbio il caso più clamoroso, visto che lì sono state annullate le elezioni da parte della Corte costituzionale rumena. Călin Georgescu, il vincitore al primo turno delle presidenziali, aveva ricevuto finanziamenti elettorali per modificare gli algoritmi dei social, facendo così una campagna elettorale scorretta. Successivamente la Commissione di Venezia (Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto, ndr) ha scritto un report in cui si invitano gli stati a fare in modo che casi del genere non si ripetano in futuro. Nonostante in Italia non se ne sia parlato affatto, noi abbiamo iniziato subito a lavorare in questa direzione. 

Come avete intenzione di intervenire?  

La proposta di legge prevede la costituzione di un comitato di analisi, formato da esperti dal punto di vista giuridico e informatico, che analizza il flusso dei dati che arrivano nei tre mesi precedenti alle elezioni. Se dovessero essere individuati dei segnali di guerra ibrida, dopo averne raccolto le prove, questo comitato lo segnalerà all’agenzia garante delle comunicazioni in Italia, al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ndr), all’Agenzia cybersecurity, al presidente del Consiglio e al Parlamento. 

E poi? 

A questo punto si aziona una procedura che affida al Parlamento la possibilità di attivare quello che chiamo “freno di emergenza democratico”, cioè sospendere le elezioni e comunicare ai cittadini che è in atto un’ingerenza straniera. Inoltre, la norma prevede anche sanzioni penali, che verranno applicate a chi ha finanziato, chi è stato finanziato e la piattaforma social coinvolta.  

Pensa che gli italiani non abbiano gli strumenti per riconoscere le informazioni che veicolano la propaganda straniera? 

Nessuno li ha, neanche io. Qui non stiamo parlando di fake news o propaganda, ma della modifica di un algoritmo che favorisce alcuni candidati senza che un cittadino se ne possa accorgere. Sono cose che stanno accadendo in altri paesi, in maniera aggressiva.  Per questo anche Francia, Spagna e Svezia hanno fatto una legge sulle ingerenze straniere. Perché in Italia dovremmo esserne immuni? L’analisi dei documenti che abbiamo invece dimostra il contrario.  

Perché secondo alcuni questa proposta mette in pericolo libertà di stampa e quella di espressione? 

C’è chi non condivide la proposta, cosa legittima in democrazia, ma c’è chi invece non ha letto il testo. Dall’altra parte però, ci sono delle cellule dormienti che sono state attivate proprio per contrastare iniziative come la nostra. Per essere precisi, intendo dei gruppi di oltre 15.000 iscritti italiani, finanziati da paesi stranieri per attaccarci sui social. È la prova che la minaccia è reale.  

Quindi lei ci assicura che l’Italia non diventerà una tecnocrazia se passasse la legge? 

Ma questo non è uno strumento tecnocratico. Facciamo un esempio: la nostra proposta prevede che debba essere specificato se un contenuto sia stato modificato con l’intelligenza artificiale. Se questo non accade, si sta ingannando il cittadino, impedendogli di informarsi correttamente. Questo è il punto. Le persone devono sapere cosa stanno guardando, e una volta saputo saranno libere di scegliere chi votare e formarsi autonomamente delle idee. 

Con quali voti pensa di approvare la vostra proposta? 

Chiediamo che una legge così importante venga presentata in aula solo dopo un accurato lavoro di preparazione. Ho chiesto che venga assegnato alla Commissione sulle politiche europee proprio un affare sulle ingerenze straniere, in modo tale da poter raccogliere dati utili a rafforzare la legge e informare i cittadini prima della discussione in aula. È fondamentale che tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, comprendano i rischi che il Paese sta affrontando. Penso che in questo caso si arriverà ad una solida maggioranza. 

È così ottimista quindi? 

Credo che ci siano solo due partiti convintamente contrari. 

Quali sono? 

Vediamo come andrà la discussione parlamentare, ma le faccio questa previsione. La maggior parte dei partiti di maggioranza e opposizione mi hanno mostrato una forte disponibilità. 

Potrebbe essere la Lega uno di questi partiti? 

Potrebbe. Sulla base dei processi sui fondi provenienti da paesi terzi che hanno avuto, è probabile che ci sia un’opposizione a questa norma.  

Lei ha pronunciato il discorso generato totalmente dall’intelligenza artificiale. Quale fu il suo obiettivo allora? 

Feci una provocazione. In quei giorni tutti erano preoccupati sui rischi per la democrazia di un utilizzo inconsapevole dell’intelligenza artificiale, e in Parlamento si parlava di iniziare a legiferare sul tema. Mi chiedevo però come avrebbero fatto, visto che non conoscevano la materia. Allora feci questo discorso, validato da una società che si occupa diai, e poi solo alla fine lo rivelai e dissi che nessuno se ne sarebbe accorto. Volevo dimostrare che non si può legiferare solo perché in qual momento un argomento è di moda.  

A distanza di qualche anno la sua provocazione ha portato qualche frutto?  

Non vedo grandi miglioramenti, soprattutto dal punto di vista legislativo. È arrivata il 20 aprile una norma sull’ai, senza dare spazio alle opposizioni. Per di più, nel documento non c’è scritto nulla sul rapporto tra questa tecnologia e la sicurezza sul lavoro. Io ho detto che non è normale che le persone nel 2025 muoiano investite da un treno con i progressi tecnici che sono stati fatti.  

Perché allora non si vuole cogliere questa opportunità? 

Non c’è la cultura. C’è stata attenzione dell’opinione pubblica, delle imprese, del mondo accademico anche, visto che hanno capito che la nostra vita passerà da lì. Dal punto di vista politico però, c’è molta approssimazione. Tutte le imprese utilizzano l’intelligenza artificiale, ma solo per le traduzioni. Se pensiamo che serva per risparmiare sui costi di produzione, non abbiamo capito qual è la vera sfida.