Vedere Alessandro Orsini il 9 maggio, alla libreria Feltrinelli di Largo Argentina a Roma, è stata un’impresa che è riuscita a pochi. Tantissimi hanno riempito la sala dove è stato presentato “Casa Bianca – Italia”, l’ultimo libro del professore di sociologia e fondatore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale dell’università Luiss Guido Carli. Tra la folla attenta non sono mancati i detrattori. “Propagandista, calunniatore”, queste le parole di una donna che ha interrotto la presentazione, contestata poi dai tanti sostenitori presenti, dalle prime alle ultime file. “Il professore non ha il coraggio di confrontarsi con chi non la pensa come lui” hanno detto invece alcuni ragazzi, che stizziti sono usciti dalla libreria ancora prima che l’incontro cominciasse. Non è una novità per uno dei volti più discussi della tv, che dallo scoppio della guerra in Ucraina continua a mettere in discussione l’affidabilità dei media italiani. Di questo si è occupato nel suo ultimo libro “Casa Bianca – Italia”.
Libertà e menzogna
“Una società può essere libera e vivere nella menzogna”. È proprio questo il caso dell’Italia, secondo il professor Orsini, che nel suo libro ha cercato di dimostrare l’argomento con una serie di episodi che hanno riguardato la sua storia personale. “Nel maggio 2022, si negava fermamente che l’Occidente fosse coinvolto nella guerra e che sostenesse militarmente l’Ucraina – ha detto Orsini – Il contrario è stato detto invece dallo stesso Jens Stoltenberg (ex segretario generale della Nato, ndr), che il 7 settembre 2023, in una relazione alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo, ha affermato che la causa del conflitto è stata l’espansione a est della Nato”. Tante sono le bugie che secondo il professore sono state dette in tre anni: “Paolo Mieli e altri giornalisti dicevano che gli accordi di pace non erano andati a buon fine perché l’Ucraina non aveva garanzie di sicurezza, ma non è andata così. Zelensky era convinto di poter battere la Russia sul campo, visto che l’esercito di Putin si trovava in serie difficoltà”. Durissimo l’attacco verso l’informazione italiana, accusata di coprire le scelte sbagliate fatte dalla politica.
Contro i media italiani
Accanto al problema della menzogna, secondo il ricercatore c’è un tema effettivo di libertà dei media: “L’informazione non è libera in Italia e lo dimostra il fatto che se qualcuno dicesse che Trump è un criminale assassino massacratore di bambini, verrebbe licenziato, o quantomeno verrebbe ghettizzato”. Non finisce di certo qui la sua argomentazione, che mette di nuovo al centro tutte le vicende di cronaca che lo hanno riguardato. Ha risposto senza mezzi termini all’obiezione classica che gli viene fatta, che mette in evidenza la sua continua presenza in tv e quindi la contraddizione con le sue tesi: “Il fatto che io mi esprima liberamente non vuol dire che il sistema d’informazione sulla politica internazionale sia libero, perché l’evidenza empirica dimostra che è corrotta. Una società non è mai completamente sana o malata”.
Le radici del problema
Orsini non ha dubbi sulle cause della situazione che descrive. Non ha mostrato esitazione quando ha affermato, col piglio dell’analista che spesso ha, che l’Italia è un satellite degli Stati Uniti e per questo non può che diffondere la propaganda del padrone. “Questo fatto è scomodo per varie ragioni, in primis perché siamo in tempi di sovranismo, quindi non si può dire che siamo dipendenti da una potenza straniera – ha spiegato – Però dà fastidio anche all’uomo comune visto che, come insegna la scuola del sospetto, le persone e le comunità umane sono portate a rappresentarsi in maniera migliore di come in realtà sono”. Un altro atteggiamento che porta all’ “autocensura” è il filoamericanismo politico, un tipo di timore reverenziale nei confronti degli Stati Uniti che, per il professor Orsini, ha alcuni vantaggi, come ad esempio fare carriera e ricoprire posizioni di rilievo nei media.
Vespa e Solovyev: due facce della stessa medaglia
Era il 23 giugno del 2022 quando Bruno Vespa ospitò nel suo programma Porta a Porta Vladimir Solovyev, giornalista e conduttore russo. Fu un vero e proprio scontro a viso aperto, uno scambio di accuse tra Russia e Occidente che ha rappresentato pienamente il clima di teso di quei primi mesi di guerra. Eppure, Orsini non ha ricordato quel momento come una battaglia tra due mondi diversi, ma come un incontro tra due personaggi molto simili: “In sociologia l’analisi funzionalistica cerca di rispondere a questa domanda: a cosa serve? Bene, Vespa e Solovyev hanno la stessa funzione: diffondere propaganda. Di due paesi diversi, certamente, ma comunque il loro obiettivo è sempre quello”.
Contro i media “main stream”
Non solo Vespa. Tanti sono gli interpreti di un mondo dell’informazione che fanno parte del sistema che denuncia. Particolare attenzione è stata data a Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. “Il 3 marzo 2022, durante il programma Piazza Pulita su La7, Fubini mi accusava di non conoscere la storia americana e ha detto che la Nato è un’organizzazione difensiva che non ha mai fatto guerre – ha ricordato Orsini, ironico – Evidentemente dimenticava l’attacco alla Serbia nel 1999 e quello alla Libia del 2011. Sono proprio queste dichiarazioni false che provocano una disaffezione della gente nei media, non i populisti o i filo putiniani”. “Perché tutto questo accade? Fubini vive in un ambiente molto chiuso – ha continuato Orsini – in cui manca il feedback negativo, quello che in sociologia rappresenta una correzione di altri quando si dice una cosa sbagliata”. L’attacco è chiaramente rivolto agli editorialisti del Corriere della Sera, che secondo il professore hanno scritto più volte falsità sulle vicende geopolitiche più recenti.
